della N.D. Adele Scirrotta
La fama di genuinità che circonda tutto ciò che profuma di Toscana è il frutto di una azione quotidiana di chi ama il lavoro agricolo di chi è capace di ricercare un equilibrio tra tradizione e innovazione.
Circa 90.000 imprese agricole toscane ogni giorno contribuiscono a questa eccellenza conosciuta nel mondo, difendendo i prodotti di qualità e l’identità territoriale dal vento della globalizzazione.
La Toscana è turismo, ambiente, paesaggio, alimentazione, qualità.
Sempre di più, in modo particolare, la viticoltura è orientata alle produzioni di qualità, che continuano a consolidarsi. Il settore vivaistico è fortemente competitivo anche sui mercati internazionali così come l’olivicoltura.
La riforma della Pac, il nuovo quadro normativo di riferimento e la congiuntura economica sono destinati a modificare ancor di più il volto dell’agricoltura toscana, attraversata da una modifica strutturale e da una parte spinta agli investimenti.
Non possiamo tralasciare il fatto che ormai da qualche decennio, da una parte, alcune analisi ci permettono di comprendere meglio come poter supportare le imprese agricole-industriali e migliorarne le condizioni per lo sviluppo economico-ambientale; dall’altra si è potuta costatare una rilevante riduzione nel numero delle aziende agricole. Alla forte contrazione del numero di aziende si contrappone una diminuzione della superficie agricola utilizzata. La riduzione della SAU iniziata negli anni 2000 che, purtroppo continua negli anni, presumibilmente causato anche dalla progressiva erosione di suolo agricolo a favore di altri usi e dall’abbandono delle superfici marginali. In questi ultimi anni la superficie agricola toscana si è ridotta progressivamente e con continuità.
Lo sviluppo rurale è strettamente connesso alla politica agricola comune e alle misure di sostegno all’occupazione. Le misure e gli strumenti giuridici dello sviluppo rurale.
Dunque che le riforme allineate sempre più sulle direttive europee possano contribuire affinché vi sia sviluppo di imprenditoria femminile; che i consumatori possano conoscere il valore culturale, sociale e ambientale; che l’impresa agricola abbia un ruolo in condizioni di pari opportunità con gli altri attori economici e che le istituzioni impieghino al meglio le risorse europee per il comparto agricolo-industriale e ambientale in un’ottica di sistema e che ancora l’ agricoltura sia integrata nelle politiche economico-sociale come uno degli attori principali.
Anche l’agricoltura deve esser inserita in un piano strategico-formativo industriale e imprenditoriale del Paese. Un imprenditore agricolo deve esser considerato tale senza trascurare il fatto che la gente rurale ha diritto di accesso e di sicurezza nel territorio, questo è fondamentale per ridurre la povertà, per emancipare le persone e le comunità povere e promuovere la più ampia crescita economica e l’armonia sociale.
Sostenendo il mondo rurale si va a sostenere lo sviluppo rurale, si vanno a sostenere le misure per l’occupazione. Mettere in campo una giusta politica a sostegno dello sviluppo rurale di cui il nostro paese va fiero vuol dire sostenere noi stessi, la nostra cultura, la nostra storia. Sono d’accordo per le esportazioni, ma prima di tutto bisogna attrarre la curiosità degli altri paesi.
Ma è giusto ammettere che l’Agricoltura ha sofferto e soffre di ciò che potremmo chiamare un problema di immagine, che sta causando da anni un’emorragia di manodopera.
Esser un imprenditore agricolo non è ‘cool’, perché l’agricoltura è percepita come qualcosa che appartiene alla storia, ad un mondo non moderno e tecnologico. Nulla di più lontano della realtà. Ma è compito di chi opera nel settore e del governo a correggere questa falsa visione.
In Europa, l’età media degli agricoltori è di circa 50-55 e non più del 3% sono al di sotto di 40. Il 25% delle aziende agricole sono scomparse. Guadagnarsi da vivere è un problema quando il reddito medio di un contadino europeo è la metà di quella del cittadino medio dell’Unione Europea.
Sono pienamente d’accordo con Sieta van Keimpema quando diceva che gli agricoltori non sono super eroi, ma hanno bisogno di ottenere il giusto prezzo e il giusto sostegno per il loro lavoro e produzione.
Concludo dicendo che le imprese agricole, e non solo, nascono per dedicarsi al bene comune e nel fare impresa occorre assolutamente avere un’etica e dei principi, essi sono la struttura portante di ogni progetto, di ogni persona, e sono alla base di ogni scelta, e il binomio sogno-progetto deve esser portato avanti per soddisfare i bisogni umani.